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lunedì, giugno 04, 2007

Dal compito di Sociologia alla SSIS di Udine, prof. Paolone; specializzando Andrea Barbaro me medesimo

La scuola, come tipico fenomeno sociale, ha subito e subisce a tutt’oggi un’analisi di tipo scientifico da parte della sociologia, scienza che osserva i fenomeni del comportamento e, in genere, le manifestazioni degli essere umani non da un punto di vista individualistico ma, invece, da quello gruppale.

Nello scorrere della storia, a partire da alcuni secoli dell’era pre-cristiana (come la società ellenistica) sino all’era odierna, la scuola ha iniziato ed esteso le sue funzioni solo nei 40-50 lustri che precedono l’oggi.

Ma quali sono queste funzioni?

Esse possono esser sintetizzate in tre tipi che sono: 1) la trasmissione delle conoscenze, 2) la socializzazione e 3) la riproduzione sociale.

Ma parlavamo di questi due secoli e mezzo non a sproposito, nel senso che l’allargamento, la dispensazione delle funzioni della scuola in maniera più allargata alla popolazione è avvenuta solo in questo lasso di tempo, tempo che ha apportato delle modifiche più o meno rilevanti nelle società esistenti, determinando esigenze nuove nelle popolazioni, esigenze finora sentite (o, comunque, solo ad essa assegnate) solo da una ristretta fascia nobiliare, classe dominante in un mondo dove ancora la società era formalmente suddivisa in gruppi di importanza diversa fra loro.

L’esigenza della trasmissione delle conoscenza è stata sentita sin dall’era dei Lumi da cert’uni sovrani europei, in una visione finalizzata alla creazione di masse di popolazioni nazionali che sentissero una sorta di fidelizzazione verso il sovrano stesso ed anche per la dispensazione di un minimo di conoscenze di base al fine di rendere l’organismo “Stato” maggiormente efficiente.

In seguito , la funzione educativa formale o scolastica che dir si voglia ha iniziato a perdere questa funzione “fidelizzante”, assumendo, col passare del tempo, una fisionomia maggiormente rivolta alla trasmissione di conoscenze umanistiche e scientifiche (a seconda dei curricola e, soprattutto, delle diverse fasce d’età alle quali la scuola stessa è rivolta).

La trasmissione valoriale e, quindi, la creazione dei normali presupposti per un cittadino ben inserito nella società, ha risentito molto col passare degli anni, giacché si è lentamente optato (ed inspecie in Italia) per la trasmissione delle conoscenze, funzione, quest’ultima, alquanto limitata data la generale diffusione dello scarso interesse intellettuale da parte di discenti e docenti (ricordante la naturale evoluzione che porta i primi ad arringarsi nelle file dei secondi), accomunati in larga parte da lassismo e disimpegno.

E per questo concerne la riproduzione sociale?

Par strano pensare all’esistenza, nell’era attuale, di classi sociali ma, benché esse esistano ancora come entità ben definite (lo Stato Inglese), sono subdolamente ma inevitabilmente ancora presenti in quasi tutti gli Stati per così dire avanzati, ed il diritto universale della scolarizzazione ed all’impegno delle persone per poter meritocraticamente attraversare gli stadi di una popolazione ha influenzato senon in minima parte, in una percentuale poco rilevante su questa forma di riproduzione sociale (nella peggiore delle accezioni) mantenendo una netta (e scientificamente e sociologicamente determinata) differenza fra classi.