da Zoppola di tutto un po'

Si parla di un po' di tutto: musica, coro, botanica, montagna, cibo, politica, scuola, economia, linguistica, filosofia.....fate vobis!

mercoledì, marzo 25, 2009

Figonon.........


ecco:

lunedì, dicembre 15, 2008

Terribile







Sembra impossibile!!!

Il Generale Dwight D. Eisenhower aveva ragione nell’ordinare che fossero fatti molti filmati e molte foto.

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OLOCAUSTO

Esattamente, come è stato previsto circa 60 anni fa…

E’ una questione di Storia ricordare che, quando il Supremo Comandante delle Forze alleate (Stati Uniti, Inghilterra, Francia, etc.), Generale Dwight D. Eisenhower, incontrò le vittime dei campi di concentramento, ha ordinato che fosse fatto il maggior numero di foto possibili, e fece in modo che i tedeschi delle città vicine fossero accompagnati fino a quei campi e persino sepellissero i morti.


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E il motivo, lui l’ha spiegato così: 'Che si tenga il massimo della documentazione – che si facciano filmati – che si registrino i testimoni – perchè, in qualche momento durante la storia, qualche idiota potrebbe sostenere che tutto questo non è mai successo'.

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'Tutto ciò che è necessario per il trionfo del male, è che gli uomini di bene non facciano nulla'. (Edmund Burke)


Ricordiamo:

Questa settimana, il Regno Unito ha rimosso l’Olocausto dai piani di studio scolastici poichè “offendeva” la popolazione musulmana, che afferma che l’Olocausto non è mai esistito...

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Questo è un presagio spaventoso sulla paura che si sta diffondendo nel mondo, e che così facilmente ogni Paese sta permettendo di far emergere.


Sono trascorsi più di 60 anni dal termine della Seconda Guerra Mondiale.

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Questa e-mail viene inviata come una catena, in memoria dei 6 milioni di ebrei, 20 milioni di russi, 10 milioni di cristiani, e 1900 preti cattolici che sono stati assassinati, massacrati, violentati, bruciati, morti di fame e umiliati, nel mentre la Germania e la Russia volgevano lo sguardo in altre direzioni.

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Ora, più che mai, a fronte di qualcuno che sostiene “L’Olocausto è un mito”, è fondamentale fare in modo che il mondo non dimentichi mai.

L’obiettivo che si vuole raggiungere inviando questa e-mail è che venga letta da, almeno, 40 milioni di persone in tutto il mondo.

Sii un anello di questa catena e aiuta ad inviare l’e-mail in tutto il mondo. Traducila in altre lingue se necessario!

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Non cancellarla. Sprecherai solamente un minuto del tuo tempo nell’inviarla ad altre persone.

giovedì, dicembre 04, 2008

Il Dalai Lama: che idee geniali, semplici e bellissime

"Gli uomini politici non cascano dal cielo, nè vengono dallo spazio: le loro origini sono nella nostra stessa società. Se l'insieme della popolazione possiede valori morali e etici corretti e nobili, i politici che da essa emergono rispetteranno naturalmente questi stessi valori, perché li avranno sviluppati loro stessi. Nel caso contrario, quando la società nel suo insieme è malata a livello morale, e i suoi membri non rispettano l'etica nelle proprie vite, essi non hanno certo il diritto di criticare i politici perché fanno la stessa cosa."
Tenzin Gyatso, XIV Dalai Lama).

mercoledì, dicembre 03, 2008

Intelligente intervento all'interno di un blog

Gesù predicava amore,perdono, solidarietà,"Gli ultimi saranno i primi nell’alto dei cieli,"una chiesa povera...per i poveri.Come si fa a dimenticare la cacciata dei commercianti dal tempio, luogo di preghiera e non di vendita di merci, o quando la popolazione voleva lapidare una donna(Maria Maddalena ?) perchè ritenuta peccatrice e adultera, lui l’ha difese contro tutta quella folla inferocita.Ho sempre pensato che nei secoli la chiesa ha plasmato a suo piacimento la figura di Cristo.Oggi, invece celebra la messa a un dittatore sanguinario come Pinochet, negandoli a una brava persona come Welby perchè chiedeva solo di morire con dignità...oggi si accanisce contro chi è "diverso",oggi quando vai in un santuario ti sembra di stare in un mercato,oggi come ieri è contro ogni novità nella scienza,oggi come ieri è a fianco dei potenti,oggi come ieri ha avuto nelle sue fila personaggi come monsignor Marcinkus,oggi come ieri non vuole perdere il suo potere...io credo con tutto me stesso che se Cristo potesse tornare caccerebbe dal tempio tanta gente,"Chi è senza peccato scagli la prima pietra"...
La chiesa, quasi sempre è stata a fianco di regnanti,molti dei quali sanguinari,ha inquisito tanta povera gente torturandola fino alla morte,ha perseguitato le donne solo perchè intravedeva in loro una marcia in più e ha sempre cercato di sottometterle,ha avallato stragi fatte dagli spagnoli nelle americhe nel nome di Dio.
Credo che gli inferi da un pezzo siano entrati nel Vaticano.
Saluti.

mercoledì, novembre 19, 2008

KV 550


Andrea, perchè affermi che l'ultimo tempo della KV 550 è cattivo?

Perchè ciò che mi da la coda di una sinfonia, l'ultimo tempo e la cadenza, è tutto.
La cadenza dell'ultimo tempo è terribile, è sadica, scostante, fa vedere la sua enormità e cattiveria, prendendo in giro i poveri piccoli uomini che si accostano per ascoltarla; anche io, si, anche se so che cosa vuole farmi: soggiogarmi, facendomi vedere la sua bellezza, facendomi fremere dell'intricato gioco contrappuntistico, prima, scaraventarmi poi, facendomi del male. Come è riuscita molte a volte a fare, ma ora la so utilizzare a mio pro, so giocarci, so almeno in parte comprenderla, e quindi rattristarmi un po' ascoltandola, prendere un po' di paura, questo si, ma non come al primo ascolto.
Ormai, nel dopo ascolto, mi fortifico.

martedì, novembre 18, 2008

Preso tal quale da un blog.....molto simpatica......"Le misure mistiche dei fogli"

le misure mistiche dei fogli
avete mai notato le misure assurde dei fogli di carta? suvvia, sarà capitato a tutti di misurare la lunghezza di un lato di un foglio "a4" per tagliarlo esattamente a metà... ebbene, riporto adesso qui di seguito la lista dei formati "a" con le relative misure in centimetri:
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formato a0 84,1 x 118,9
formato a1 59,4 x 84,1
formato a2 42,0 x 59,4
formato a3 29,7 x 42,0
formato a4 21 x 29,7
formato a5 14,8 x 21
formato a6 10,5 x 14,8
.
ma che razza di misure sono queste? quale sarebbe la ragione per scegliere e soprattutto mantenere queste misure? il principio, semplice e ragionevole, è questo: tutto inizia dal primo foglio (per il quale però si è scelto un incomprensibile formato 841 x 1189, che sarebbe l'approssimazione delle misure di un foglio di un metro quadrato), poi non si fa altro che piegare il foglio lungo il suo lato maggiore, e continuando così si ottengono gli altri formati. in teoria. visto che poi comunque i conti non tornano perché le misure sono approssimate. dividendo per due il lato lungo e semplicemente riportando la misura del precedente lato corto, secondo la citata regola, senza approssimare otterremmo queste misure:
.
formato a0 84,1 x 118,9
formato a1 59,45 x 84,1
formato a2 42,05 x 59,45
formato a3 29,725 x 42,050
formato a4 21,025 x 29,725
formato a5 14,8625 x 21,025
formato a6 10,5 125x 14,8625
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perché partire dalle misure approssimate di un foglio da un metro quadrato (che poi danno pure 9999,49)? perché non rispettare piuttosto il buon senso, ovvero la praticità? se all'inizio si fosse scelto (o se ci si decidesse a scegliere) un formato divisibile in modo semplice, tipo 80 x 120, avremmo le seguenti misure:
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formato a0 80 x 120
formato a1 60 x 80
formato a2 40 x 60
formato a3 30x 40
formato a4 20 x 30
formato a5 15x 20
formato a6 10 x 15
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quanto sarebbe più semplice?

lunedì, novembre 17, 2008

Pola 1948: i dannati dell'Istria

Pola 1948: i dannati dell'Istria

In libreria «L'esodo»: dalle foibe ai lager di Tito, storia di una tragedia dimenticata di Arrigo Petacco

Pubblichiamo un brano del libro «L'esodo» di Arrigo Petacco, tratto dalla terza parte «Istria Addio»

Mentre centinaia di migliaia di italiani abbandonavano le loro case per sfuggire al comunismo e alla slavizzazione, altri italiani, sia pure in numero assai più esiguo, affrontavano liberamente il percorso inverso spinti dall'utopia e dalla fede nella causa socialista. Di questo singolare controesodo, che ebbe una conclusione ben più tragica di quello pur amaro e drammatico dei profughi istriani in quanto, oltre al danno, ci fu anche la beffa, non si era mai parlato in questi ultimi decenni. Era infatti un capitolo doloroso della storia giuliana destinato a rimanere blindato negli archivi del Pci. Solo dopo la caduta del Muro di Berlino e la bancarotta del comunismo, alcuni superstiti, sentendosi ormai svincolati dalla disciplina di partito, hanno cominciato a parlare... I vuoti aperti dal forzato esodo degli italiani nelle campagne dell'Istria erano stati facilmente colmati dall'afflusso di contadini sloveni e croati fatti giungere dall'interno della Jugoslavia. La stessa operazione si era però rivelata irripetibile nelle città e soprattutto nei cantieri un tempo efficienti e operosi di Pola e di Fiume. Malgrado le lusinghe e le promesse delle autorità, le maestranze italiane, salvo rare eccezioni, avevano preferito l'esilio. Ripopolare i cantieri come era stato fatto per le campagne era impossibile per l'assoluta carenza di tecnici mentre, nel contempo, era indispensabile per il governo di Belgrado rimettere in movimento la produzione industriale. Fu così che, per risolvere il problema, i teorici slavi della «pulizia etnica» dovettero giocoforza ricredersi e chiedere aiuto ai «compagni» italiani. L'«operazione controesodo», sviluppata nel massimo segreto, fu il frutto di un accordo di vertice fra i comunisti jugoslavi e i comunisti italiani. Da parte nostra, se ne occupò personalmente il vicesegretario del Pci Pietro Secchia. L'operazione prevedeva il trasferimento clandestino di volontari italiani, reclutati nei cantieri di Monfalcone, ma anche nelle altre fabbriche di Gorizia, di Trieste e del Friuli, ai quali sarebbe stato affidato il compito di contribuire, come allora si usava dire con slancio retorico, all'«edificazione del socialismo» in Jugoslavia. In parole più povere: a insegnare agli jugoslavi come far funzionare i nostri cantieri di cui si erano impadroniti. Oltre all'aspetto economico, questo singolare esodo alla rovescia si prefiggeva anche un significato politico. La presenza di operai italiani nelle industrie di Pola e di Fiume avrebbe infatti consentito alla stampa comunista di sostenere che non tutti gli italiani, ma soltanto i «fascisti», avevano scelto la via dell'esilio. A organizzare il controesodo con un'azione segreta e capillare svolta nelle sezioni, fu l'Uais, l'Unione antifascista italo-slovena. I volontari furono circa duemila i quali, divisi in scaglioni, si trasferirono in Jugoslavia con le rispettive famiglie. Erano tutti specialisti e tutti fortemente ideologizzati. Molti di loro avevano combattuto la guerra partigiana nelle formazioni jugoslave. Sinceramente animati da uno spirito che superava i confini degli Stati, erano orgogliosi di poter partecipare alla costruzione del socialismo in un paese che si era liberato da solo dai nazisti e che aveva edificato la sua unità nazionale all'insegna della fratellanza dei popoli. Li animava anche la fierezza di far parte della mitica «aristocrazia operaia» che Lenin aveva indicato come la «punta di diamante» della rivoluzione proletaria. I «monfalconesi», come saranno generalmente chiamati, cominciarono ad arrivare in Jugoslavia verso la metà del 1947, quando era ancora in pieno svolgimento l'esodo degli italiani dall'Istria. Nessuno si accorse del loro controesodo o, comunque, non fu registrato dalla stampa. I nuovi arrivati vennero destinati in gran parte alle industrie di Fiume e all'Arsenale e ai cantieri di Pola. Altri furono distribuiti in varie località nel cuore della Jugoslavia dove più era sentito il disperato bisogno di maestranze qualificate. Dovunque arrivarono, furono accolti dignitosamente e sistemati con le famiglie in maniera adeguata. Le paghe erano decenti, gli alloggi scelti fra i migliori a disposizione nelle città che li ospitavano. Fu concessa loro anche una completa autonomia nell'organizzazione politica. Erano tutti iscritti al Pci e poterono liberamente ricostituire le loro sezioni e le loro cellule. (...) Per qualche mese tutto filò liscio. Salvo qualche episodio di sciovinismo da parte jugoslava e le defezioni di alcuni italiani che preferirono tornarsene a casa dopo avere constatato di trovarsi in una realtà diversa da quella che si aspettavano, non si registrarono incidenti degni di nota. I «monfalconesi» lavoravano duro e l'entusiasmo non era mai venuto meno. Svolgevano un'intensa attività politica e mantenevano stretti legami con la federazione del Pci di Trieste. Forti della loro posizione di esperti indispensabili e anche dell'appartenenza al più forte partito comunista dell'Occidente, sapevano farsi rispettare. Quando qualcosa non funzionava bene in fabbrica, non esitavano ad organizzare forme di protesta. Una volta scesero anche in sciopero: il primo sciopero della storia della Jugoslavia comunista. «Non fu per ragioni politiche» racconterà Riccardo Bellobarbich, un monfalconese sopravvissuto a quella terribile esperienza «ma per colpa del peperoncino... Il cibo troppo piccante non era di nostro gusto. Protestammo invano e alla fine decidemmo di incrociare le braccia. Per gli jugoslavi era una cosa inaudita: gli altri operai ci guardavano sbigottiti come fossimo dei marziani. Ma alla fine la spuntammo, e i cuochi delle mense si adeguarono». I veri problemi cominciarono nel 1948 dopo la rottura fra Tito e Stalin seguita al rifiuto jugoslavo di aderire al Cominform, l'organizzazione creata da Stalin per imporre a tutti i partiti comunisti l'obbedienza sovietica. Per i «monfalconesi», stalinisti convinti e iscritti al Partito comunista italiano (il cui capo indiscusso, Palmiro Togliatti, figurava fra i primi firmatari della risoluzione che «scomunicava» Tito), fu un trauma. Animati da una fede cieca e assoluta nell'Urss e nel suo partito-guida, ribellarsi alla volontà di Stalin era, per loro, peggio di un sacrilegio. Roba da non credere ai propri occhi. D'altra parte, non era stato lo stesso Milovan Gilas, allora braccio destro di Tito e teorico del marxismo, ad affermare che «senza Stalin neppure il sole splenderebbe come splende?». Ora, invece, Tito osava disobbedire al grande e amato capo di tutti i lavoratori, disertando la lotta comune per il socialismo e abiurando quella fede che aveva dato loro la forza di affrontare senza paura il fascismo e di sopportare la prigionia e le torture. No, per i «monfalconesi» tutto ciò era inammissibile.

LA «QUINTA COLONNA» MONFALCONESE

I primi a muoversi furono gli operai italiani che lavoravano nei cantieri di Fiume e di Pola. Alimentati attraverso canali segreti dal Pci del territorio libero di Trieste, guidato da Vittorio Vidali, e dal Pci di Palmiro Togliatti, i «monfalconesi» costituirono per qualche tempo una «quinta colonna» cominformista cui era affidato il compito di riportare la Jugoslavia nell'orbita sovietica e liberarla dalla «cricca» di Tito diventato nel frattempo, sulla stampa comunista, il «lacchè dell'imperialismo. (...) Naturalmente, questa situazione non poteva durare. Verso la fine del 1948 entrò infatti in azione l'Ozna, la famigerata polizia politica, che organizzò vaste retate di «monfalconesi» che furono poi deportati nei lager dell'interno e nelle isole. Solo Ferdinando Marega riuscì a non farsi prendere e, dopo avere operato per qualche tempo nella clandestinità, riuscì a rientrare in Italia. Qui giunto, informò immediatamente il partito di quanto stava accadendo in Jugoslavia. Raccontò delle persecuzioni, delle torture, delle deportazioni e dei «gulag» dentro i quali erano stati rinchiusi tanti compagni che non avevano voluto abiurare la fede. Ma non fu ascoltato. Anzi fu invitato, come lo saranno tanti altri «monfalconesi» sopravvissuti all'inferno jugoslavo, a mantenere il silenzio per «non danneggiare il partito». D'altra parte, in quel momento, se alla stampa comunista era consentito di diffamare Tito con ogni calunnia possibile, era invece proibito menzionare i «gulag» jugoslavi per non richiamare l'attenzione su quelli ben più numerosi che esistevano da tempo in Unione Sovietica. Di conseguenza, il Pci abbandonò i «monfalconesi» al loro tragico destino.

LE URLA DAL SILENZIO

«Avevo sei anni, ma il ricordo è vivo e quelle drammatiche immagini pesano ancora come un'ombra inquietante sulla mia coscienza di uomo e di comunista». Chi parla è Armido Campo, figlio di Ribella e nipote di Vinicio Fontanot, famoso comandante della Brigata «Garibaldi-Natisone». Ora vive alla Spezia e, dopo circa cinquant'anni, si è deciso per primo a rompere il silenzio che la sua famiglia si era imposta per disciplina di partito. Racconta Armido: Eravamo tutti comunisti dello zoccolo duro. Mia madre, Ribella, vedova di un deportato in Germania, si era risposata con Sergio Mori, il mio secondo padre, che era allora un quadro del Pci, Lasciammo Monfalcone all'inizio del 1947 per andare a vivere in Jugoslavia, dentro il comunismo reale, dal quale stavano fuggendo in massa gli italiani dell'Istria. Dopo la rottura fra Tito e Stalin la mia famiglia venne deportata a Zenica in Bosnia. C'erano con noi tre famiglie di monfalconesi: i Battilana, i Bressan, i Comar, i Babuder, i Gratton e Elsa Fontanot. In quel villaggio finimmo a contatto con i prigionieri tedeschi condannati ai lavori forzati. Ricordo la pietà di mia madre e di mia nonna Lisa le quali, dimenticando che i nazisti avevano ucciso i loro mariti, portavano tazze di brodo a quei prigionieri immersi nella neve. Anche noi, per la verità, vivevamo come prigionieri, ma non portavamo le catene come i tedeschi. Restammo lì per più di un anno, completamente dimenticati dal Pci che non poteva ignorare quanto stava accadendo. Vittorio Vidali, certamente, sapeva tutto, ma nessuno fece nulla per noi. Per questo, Sergio Mori decise un giorno di fuggire da Zenica e riuscì a raggiungere Zagabria dove si mise in contatto con il console italiano. Poco tempo dopo, grazie all'intervento del governo italiano, fummo liberati, tornammo in Italia e cademmo dalla padella nella brace... Le nostre case di Monfalcone erano state assegnate ai profughi dell'Istria, i nostri posti di lavoro anche. Ci consideravano degli appestati...

martedì, novembre 04, 2008

Da un simpatico Blog di un mio Amico

Bibbia moderna?

La dottoressa Laura Schlesinger é una famosa giornalista della radio americana; nella sua trasmissione dispensa consigli alle persone che telefonano. Qualche tempo fa, Laura ha affermato che alcune cose, secondo la Bibbia (Lev.18:22) sono un abominio, e non possono essere tollerate in alcun caso; per esempio l'omosessualità.
La seguente é una lettera spedita alla dott.ssa Laura Schlesinger.

Cara Dottoressa Schlesinger,
le scrivo per ringraziarla del suo lavoro educativo sulle leggi del Signore. Ho imparato davvero molto dal suo programma, ed ho cercato di dividere tale conoscenza con più persone possibile. Adesso, quando qualcuno tenta di difendere lo stile di vita omosessuale, gli ricordo semplicemente che nel Levitico 18:22 si afferma che ciò é un abominio. Fine della discussione.
Però, avrei bisogno di alcun consigli da lei, a riguardo di altre leggi specifiche e come applicarle.
- Vorrei vendere mia figlia come schiava, come sancisce (Esodo 21:7). Quale pensa sarebbe un buon prezzo di vendita?
- Quando sull'altare sacrificale accendo un fuoco e vi ardo un toro, so dalle scritture che ciò produce un piacevole profumo per il Signore (Lev.1.9). Il problema é con i miei vicini: loro, i blasfemi, sostengono che l'odore non é piacevole. Devo forse percuoterli?
- So che posso avere contatti con una donna quando non ha le mestruazioni (Lev.15: 19-24.). Il problema é come faccio a chiederle questa cosa? Molte donne s'offendono.
- Il Levitico ai versi 25:44 afferma che potrei possedere degli schiavi, sia maschi che femmine, a patto che essi siano acquistati in nazioni straniere.
Un mio amico afferma che questo si può fare con i filippini, ma non con i francesi. Può farmi capire meglio? Perché non posso possedere schiavi francesi?
- Un mio vicino insiste per lavorare di Sabato. Esodo 35:2 dice chiaramente che dovrebbe essere messo a morte. Sono moralmente obbligato ad ucciderlo personalmente?
- Un mio amico ha la sensazione che anche se mangiare crostacei é considerato un abominio (Lev. 11:10), lo sia meno dell'omosessualità. Non sono affatto d'accordo. Può illuminarci sulla questione?
- Sempre il Levitico ai versi 21:20 afferma che non posso avvicinarmi all'altare di Dio se ho difetti di vista. Devo effettivamente ammettere che uso gli occhiali per leggere... La mia vista deve per forza essere 10 decimi o c'é qualche scappatoia alla questione?
- Molti dei miei amici maschi usano rasarsi i capelli, compresi quelli vicino alle tempie, anche se questo é espressamente vietato dalla Bibbia (Lev 19:27). In che modo devono esser messi a morte?
- Ancora nel Levitico (11:6-8) viene detto che toccare la pelle di maiale morto rende impuri. Per giocare a pallone debbo quindi indossare dei guanti?
- Mio zio possiede una fattoria. E' andato contro Lev. 19:19, poiché ha piantato due diversi tipi di ortaggi nello stesso campo; anche sua moglie ha violato lo stesso passo, perché usa indossare vesti di due tipi diversi di tessuto (cotone/acrilico). Non solo: mio zio bestemmia a tutto andare. E' proprio necessario che mi prenda la briga di radunare tutti gli abitanti della città per lapidarli come prescrivono le scritture? Non potrei, più semplicemente, dargli fuoco mentre dormono, come simpaticamente consiglia Lev 20:14 per le persone che giacciono con consanguinei?
So che Lei ha studiato approfonditamente questi argomenti, per cui sono sicuro che potrà rispondere a queste semplici domande. Nell'occasione, la ringrazio ancora per essere così solerte nel ricordare a tutti noi che la parola di Dio é eterna ed immutabile.
Sempre suo.
Un ammiratore devoto.


Non è fantastico?
Trovo che qualunque cosa detta qui sia perfetta per portare avanti la battaglia per la difesa dei diritti di tutte le persone, aldilà della loro fede religiosa, della loro matrice politica, della loro sessualità, dei loro gusti sessuali (quando non vadano a cozzare contro un qualcosa di più importante; spiego: un gay è una persona normale, un pedofilo che mi stupra i bambini va condannato perchè va contro una morale generale).
Pensateci

giovedì, ottobre 30, 2008

Anzi........speriamo FUNERALI MAI PIU'!


mi baso sulle parole di forza che ci ha detto la cristiana compagno oggi:
speriamo di non vedere morire la cultura.
teniamo duro!
sempre!
un saluto a tutti.

Funerali rimandati

Dopo una giornata molto piena e bella, una serie di interventi alla cerimonia per i trent'anni della nostra università friulana, dopo dolci parole del rettore e begl'interventi di alcuni presenti, il mons battisti per primo, Cristiana Compagno, magnifico rettore, ha chiestoa noi ricercatori ed agli studenti di resistere, e rimandare i funerali, di non pensarci addirittura.
L'uniud sopravviverà!
Cristiana! Cristiana! Cristiana! Cristiana! Cristiana! Cristiana! Cristiana! Cristiana! Cristiana! Cristiana! Cristiana! Cristiana! Cristiana! Cristiana!

mercoledì, ottobre 29, 2008

Funerali a Udine


martedì, ottobre 28, 2008

Il paesaggio come bene pubblico: i corsi d'acqua e i percorsi della storia - parchi e giardini in Friuli Venezia Giulia

ADSI- Associazione Dimore Storiche Italiane
Centro di Studi Storici "Giacomo di Prampero"
Società Filologica Friulana



Vi ricordano l'appuntamento con il ciclo di incontri

Il paesaggio come bene pubblico: i corsi d'acqua e i percorsi della storia - parchi e giardini in Friuli Venezia Giulia




Questo ciclo di incontri nasce in considerazione che il 2008 è proclamato "anno europeo dell'acqua". Attraverso le relazioni degli esperti chiamati a parlare, l'iniziativa intende ribadire e diffondere il concetto per il quale un bene di interesse culturale, quale il paesaggio e con esso l'acqua, suo elemento integrante, deve essere tutelato e valorizzato con ogni strumento, essendo esso socialmente utile indipendentemente dallo stato di appartenenza pubblica e privata.


Giovedì 30 ottobre 2008, ore 17.30
Udine, Palazzo Mantica, via Manin 18 - Salone d'onore "Guglielmo Pelizzo"

Acque pubbliche e private

Stefano Fabian
Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia - Servizio tutela ambienti naturali e fauna
Il ruolo della regione per la valorizzazione del paesaggio: la ricchezza delle aree protette

Anna Frangipane
Università degli Studi di Udine
Architetture dell'acqua in Friuli Venezia Giulia

Giovedì 13 novembre 2008, ore 17.30
Fagagna, Castello di Villalta

Architettura e paesaggio. Macrosomi e microsomi

Rossella Fabiani
Museo Storico del Castello di Miramare
Miramare. Il giardino di Massimiliano fra intensità del verde e trasparenza dell'acqua

Francesca Venuto
Università degli Studi di Udine
Il ruolo dell'acqua nei giardini e parchi storici friulani

Roberto Pirzio Biroli
Architetto
Architettura del paesaggio (masterplan)

La S. V. è cortesemente invitata.



Con il patrocinio di:

* Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia
* Provincia di Udine
* Comune di Udine
* Comune di Fagagna
* Università degli Studi di Udine
* Consorzio per la salvaguardia dei Castelli storici del Friuli Venezia Giulia
* A.N.C.I. Friuli Venezia Giulia



Per informazioni:
Società Filologica Friulana - Ufficio Progetti ed Eventi
Via Manin, 18
33100 Udine
Tel 0432 501598
Fax 0432 511766
eventi@filologicafriulana.it

Una profezia agghiacciante di Piero Calamandrei sulla scuola pubblica, datata 1950

Calamandrei, 1950: una profezia agghiacciante sulla scuola pubblica

“Quando la scuola pubblica è cosa forte e sicura, allora, ma allora soltanto, la scuola privata non è pericolosa. Allora, ma allora soltanto, la scuola privata può essere un bene. Può essere un bene che forze private, iniziative pedagogiche di classi, di gruppi religiosi, di gruppi politici, di filosofie, di correnti culturali, cooperino con lo Stato ad allargare, a stimolare, e a rinnovare con varietà di tentativi la cultura. Al diritto della famiglia, che è consacrato in un altro articolo della Costituzione, nell’articolo 30, di istruire e di educare i figli, corrisponde questa opportunità che deve essere data alle famiglie di far frequentare ai loro figlioli scuole di loro gradimento e quindi di permettere la istituzione di scuole che meglio corrispondano con certe garanzie che ora vedremo alle preferenze politiche, religiose, culturali di quella famiglia. Ma rendiamoci ben conto che mentre la scuola pubblica è espressione di unità, di coesione, di uguaglianza civica, la scuola privata è espressione di varietà, che può voler dire eterogeneità di correnti decentratrici, che lo Stato deve impedire che divengano correnti disgregatrici. La scuola privata, in altre parole, non è creata per questo.La scuola della Repubblica, la scuola dello Stato, non è la scuola di una filosofia, di una religione, di un partito, di una setta. Quindi, perché le scuole private sorgendo possano essere un bene e non un pericolo, occorre:
- che lo Stato le sorvegli e le controlli e che sia neutrale, imparziale tra esse. Che non favorisca un gruppo di scuole private a danno di altre.
- che le scuole private corrispondano a certi requisiti minimi di serietà di organizzazione.

Solamente in questo modo e in altri più precisi, che tra poco dirò, si può avere il vantaggio della coesistenza della scuola pubblica con la scuola privata. La gara cioè tra le scuole statali e le private. Che si stabilisca una gara tra le scuole pubbliche e le scuole private, in modo che lo Stato da queste scuole private che sorgono, e che eventualmente possono portare idee e realizzazioni che finora nelle scuole pubbliche non c’erano, si senta stimolato a far meglio, a rendere, se mi sia permessa l’espressione, “più ottime” le proprie scuole. Stimolo dunque deve essere la scuola privata allo Stato, non motivo di abdicazione. Ci siano pure scuole di partito o scuole di chiesa. Ma lo Stato le deve sorvegliare, le deve regolare; le deve tenere nei loro limiti e deve riuscire a far meglio di loro. La scuola di Stato, insomma, deve essere una garanzia, perché non si scivoli in quello che sarebbe la fine della scuola e forse la fine della democrazia e della libertà, cioè nella scuola di partito. Come si fa a istituire in un paese la scuola di partito? Si può fare in due modi. Uno è quello del totalitarismo aperto, confessato. Lo abbiamo esperimentato, ahimè. Credo che tutti qui ve ne ricordiate, quantunque molta gente non se ne ricordi più. Lo abbiamo sperimentato sotto il fascismo. Tutte le scuole diventano scuole di Stato: la scuola privata non è più permessa, ma lo Stato diventa un partito e quindi tutte le scuole sono scuole di Stato, ma per questo sono anche scuole di partito. Ma c’è un’altra forma per arrivare a trasformare la scuola di Stato in scuola di partito o di setta. Il totalitarismo subdolo, indiretto, torpido, come certe polmoniti torpide che vengono senza febbre, ma che sono pericolosissime.

Facciamo l’ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuol fare la marcia su Roma e trasformare l’aula in alloggiamento per i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura. Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di Stato in scuole di partito? Si accorge che le scuole di Stato hanno il difetto di essere imparziali. C’è una certa resistenza; in quelle scuole c’è sempre, perfino sotto il fascismo c’è stata. Allora, il partito dominante segue un’altra strada (è tutta un’ipotesi teorica, intendiamoci). Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e di privilegi. Si comincia persino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole, perché in fondo sono migliori si dice di quelle di Stato. E magari si danno dei premi, come ora vi dirò, o si propone di dare dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private. A “quelle” scuole private. Gli esami sono più facili, si studia meno e si riesce meglio. Così la scuola privata diventa una scuola privilegiata. Il partito dominante, non potendo trasformare apertamente le scuole di Stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di Stato per dare la prevalenza alle sue scuole private. Attenzione, amici, in questo convegno questo è il punto che bisogna discutere. Attenzione, questa è la ricetta. Bisogna tener d’occhio i cuochi di questa bassa cucina. L’operazione si fa in tre modi: ve l’ho già detto:
- rovinare le scuole di Stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni.
- attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette.
- dare alle scuole private denaro pubblico. Questo è il punto. Dare alle scuole private denaro pubblico!
Quest’ultimo è il metodo più pericoloso. » la fase più pericolosa di tutta l’operazione […]. Questo dunque è il punto, è il punto più pericoloso del metodo. Denaro di tutti i cittadini, di tutti i contribuenti, di tutti i credenti nelle diverse religioni, di tutti gli appartenenti ai diversi partiti, che invece viene destinato ad alimentare le scuole di una sola religione, di una sola setta, di un solo partito […].

Per prevedere questo pericolo, non ci voleva molta furberia. Durante la Costituente, a prevenirlo nell’art. 33 della Costituzione fu messa questa disposizione: “Enti e privati hanno diritto di istituire scuole ed istituti di educazione senza onere per lo Stato”. Come sapete questa formula nacque da un compromesso; e come tutte le formule nate da compromessi, offre il destro, oggi, ad interpretazioni sofistiche […]. Ma poi c’è un’altra questione che è venuta fuori, che dovrebbe permettere di raggirare la legge. Si tratta di ciò che noi giuristi chiamiamo la “frode alla legge”, che è quel quid che i clienti chiedono ai causidici di pochi scrupoli, ai quali il cliente si rivolge per sapere come può violare la legge figurando di osservarla […]. E venuta cos” fuori l’idea dell’assegno familiare, dell’assegno familiare scolastico.

Il ministro dell’Istruzione al Congresso Internazionale degli Istituti Familiari, disse: la scuola privata deve servire a “stimolare” al massimo le spese non statali per l’insegnamento, ma non bisogna escludere che anche lo Stato dia sussidi alle scuole private. Però aggiunse: pensate, se un padre vuol mandare il suo figliolo alla scuola privata, bisogna che paghi tasse. E questo padre è un cittadino che ha già pagato come contribuente la sua tassa per partecipare alla spesa che lo Stato eroga per le scuole pubbliche. Dunque questo povero padre deve pagare due volte la tassa. Allora a questo benemerito cittadino che vuole mandare il figlio alla scuola privata, per sollevarlo da questo doppio onere, si dà un assegno familiare. Chi vuol mandare un suo figlio alla scuola privata, si rivolge quindi allo Stato ed ha un sussidio, un assegno […].
Il mandare il proprio figlio alla scuola privata è un diritto, lo dice la Costituzione, ma è un diritto il farselo pagare? » un diritto che uno, se vuole, lo esercita, ma a proprie spese. Il cittadino che vuole mandare il figlio alla scuola privata, se la paghi, se no lo mandi alla scuola pubblica.

Per portare un paragone, nel campo della giustizia si potrebbe fare un discorso simile. Voi sapete come per ottenere giustizia ci sono i giudici pubblici; peraltro i cittadini, hanno diritto di fare decidere le loro controversie anche dagli arbitri. Ma l’arbitrato costa caro, spesso costa centinaia di migliaia di lire. Eppure non è mai venuto in mente a un cittadino, che preferisca ai giudici pubblici l’arbitrato, di rivolgersi allo Stato per chiedergli un sussidio allo scopo di pagarsi gli arbitri! […]. Dunque questo giuoco degli assegni familiari sarebbe, se fosse adottato, una specie di incitamento pagato a disertare le scuole dello Stato e quindi un modo indiretto di favorire certe scuole, un premio per chi manda i figli in certe scuole private dove si fabbricano non i cittadini e neanche i credenti in una certa religione, che può essere cosa rispettabile, ma si fabbricano gli elettori di un certo partito“.

Piero Calamandrei, 1950

domenica, ottobre 26, 2008

E poi tagliano alla scuola............

Sull'Espresso di qualche settimana fa c'era un articoletto che spiega che recentemente il Parlamento ha votato all'UNANIMITA' e senza astenuti (ma va?!) un aumento di stipendio per i parlamentari pari a circa ¬ 1.135,00 al mese.


Inoltre la mozione e stata camuffata in modo tale da non risultare nei verbali ufficiali.


STIPENDIO Euro 19.150,00 AL MESE

STIPENDIO BASE circa Euro 9.980,00 al mese

PORTABORSE circa Euro 4.030,00 al mese (generalmente parente o familiare)

RIMBORSO SPESE AFFITTO circa Euro 2.900,00 al mese

INDENNITA' DI CARICA (da Euro 335,00 circa a Euro 6.455,00)

TUTTI ESENTASSE
+

TELEFONO CELLULARE gratis

TESSERA DEL CINEMA gratis

TESSERA TEATRO gratis

TESSERA AUTOBUS - METROPOLITANA gratis

FRANCOBOLLI gratis

VIAGGI AEREO NAZIONALI gratis

CIRCOLAZIONE AUTOSTRADE gratis

PISCINE E PALESTRE gratis

FS gratis

AEREO DI STATO gratis

AMBASCIATE gratis

CLINICHE gratis

ASSICURAZIONE INFORTUNI gratis

ASSICURAZIONE MORTE gratis

AUTO BLU CON AUTISTA gratis

RISTORANTE gratis (nel 1999 hanno mangiato e bevuto gratis per Euro 1.472.000,00). Intascano uno stipendio e hanno diritto alla pensione dopo 35 mesi in parlamento mentre obbligano i cittadini a 35 anni di contributi (per ora!!!)

Circa Euro 103.000,00 li incassano con il rimborso spese elettorali (in violazione alla legge sul finanziamento ai partiti), più i privilegi per quelli che sono stati Presidenti della Repubblica, del Senato o della Camera. (Es: la sig.ra Pivetti ha a disposizione e gratis un ufficio, una segretaria, l'auto blu ed una scorta sempre al suo servizio)

La classe politica ha causato al paese un danno di 1 MILIARDO e 255 MILIONI di EURO.

La sola camera dei deputati costa al cittadino Euro 2.215,00 al MINUTO !!

Far circolare.......si sta promovendo un referendum per l' abolizione dei privilegi di tutti i parlamentari............ queste informazioni possono essere lette solo attraverso Internet in quanto quasi tutti i massmedia rifiutano di portarle a conoscenza degli italiani......

QUESTA NON E' LA SOLITA CATENA..NESSUNO DICE CHE SE NON LA INVII AVRAI 50 ANNI DI SFIGA...QUI SI PARLA DEI NOSTRI SOLDI E DELLA NOSTRA ITALIA...FATELA GIRARE!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

lunedì, ottobre 20, 2008

DL 112/08, decreto sulla RIFORMA DELL'UNIVERSITA'‏: LA G UNA PAZZA.......

Per tutti coloro che vogliono interessarsi a ciò che sta succedendo all'università italiana allego questa mail con la preghiera di leggere e diffondere..

Il nuovo governo, approfittando dell'estate, ha approvato il 25 giugno con la fiducia un decreto (poi legge 133) che modifica profondamente la struttura dell'università:1. Ci sarà un taglio di 500 milioni di euro in 3 anni alle università. per alcuni atenei questo potrebbe significare la chiusura.Altrimenti:2. Con il nuovo decreto le università pubbliche potranno scegliere se diventare fondazioni private o meno. PERCHÈ DOVREBBERO DIVENTARE FONDAZIONI PRIVATE?3.Per riuscire a finanziarsi aumentando le tasse agli studenti, che non avrebbero più un limite di legge. Le tasse infatti potrebbero aumentare a dismisura, anche raggiungendo i 6-7000 euro l'anno, sul modello delle università americane.
Inoltre le fondazioni verrebbero finanziate da enti privati, come ad esempio le industrie farmaceutiche (forse le sole a poterselo permettere), e tali enti finirebbero per tagliare le gambe a tutti quei settori universitari e di ricerca che non rientrano nei loro interessi.
Ma soprattutto sarebbero le ricerche a venir danneggiate pesantemente, non più spinte dal puro interesse culturale e sociale, ma dai fondi messi a disposizione e dalle commissioni dirette degli enti stessi!! E IL FUTURO?
4. Università di serie A e di serie B in base alle disponibilità economiche degli studenti, quindi titoli di studio dal differente peso e possibile perdita del valore legale di questi.
I collettivi dei vari atenei organizzeranno assemblee per approfondire le conseguenze dei cambiamenti in atto, portati avanti da governi sia di destra che di sinistra di anno in anno, che minacciano quella che DOVREBBE ESSERE una UNIVERSITÀ LIBERA PUBBLICA E DI MASSA.Gli studenti, i ricercatori e i professori si stanno già muovendo e i corsi quest'anno non partono per protesta, ma un problema così grave è ancora poco conosciuto.
Infatti il problema più grave è che nessuno sa niente, i media non ne hanno parlato, se non per screditare a titolo di 'minoranza' chiunque abbia protestato contro questo assurdo disegno di legge!
Dobbiamo riuscire a bypassare il muro dei giornalisti e delle televisioni controllate da questo governo (maggioranza + opposizione, sia chiaro!!) per far sapere, perché tutto questo non passi indifferente! ! AIUTACI! L'UNIVERSITÀ NON È SOLO DEGLI STUDENTI MA DI TUTTI!!!! FAI GIRARE QUESTA MAIL A TUTTI I TUOI CONTATTI, anche se non studenti, è importante che tutti sappiano e se ne parli!! DOCUMENTO UFFICIALE: il decreto legge 112/08 articolo 16 Gazzetta Ufficiale ( http://www.camera.it/parlam/leggi/decreti/08112d.htm ) Il decreto è già stato pubblicato da più di un mese sulla Gazzetta Ufficiale quindi È GIÀ LEGGE! PER ULTERIORI INFORMAZIONI: http://www.studentidisinistra.org/content/view/487/1 Questa non è una protesta politica ma nell'interesse di tutti Aiutaci a mobilitare tutti perché questo decreto potrebbe cambiare irrevocabilmente l'aspetto dell'istruzione italiana e quindi del paese.
..UN POPOLO IGNORANTE E' PIU' FACILE DA COMANDARE!!. .noi non diventeremo le loro pecore!!

giovedì, giugno 26, 2008

eccomi finalmente con uno nuovo.....interessante!


Tratto da Avvenire del 24 Dic. 2000 (Nr. 37 Anno IV)
di Stefano Varnavà

Egregio Signor Mimmo Muolo,
ho letto il suo articolo su NOI-Avvenire del 24 Dic. 2000 (Nr. 37 Anno IV).
Sono contento di apprendere che sono usciti altri 4 canti per la celebrazione del Matrimonio Cristiano Romano Giubilare (canti eseguiti davanti al Papa! quindi con tanto di imprimatur ufficiale! Del resto Mons. Giuseppe Diliberto ha il grande merito, e anche vantaggio, di essere il direttore del Coro della Cappella Sistina).
Non sono d’accordo con l’affermazione di don Antonio Parisi, responsabile nazionale della musica, a proposito del Repertorio nazionale di canti per la liturgia (ed. CEI): "Semplicemente abbiamo dovuto prendere atto della mancanza di brani adatti" – per il matrimonio s’intende.
Ma don Antonio ha fatto qualche ricerca presso le Case editoriali che non siano esclusivamente le Edizioni Paoline e la Carrara? Si sarebbe accorto ad esempio che la SAT di Verona ha pubblicato, per il rito del matrimonio, un fascicolo con diversi brani molto validi (a mio parere) del M° Golin. O si sarebbe accorto ad esempio che Rugginenti Editore, nel fascicolo "Trionferemo Trionferemo" (già del 1978), oltre al canto "Passeranno i cieli" (che sappiamo essere eseguito anche nelle chiese romane), presenta ben 4 canti per il rito del Matrimonio: precisamente 3 canti che non si possono affatto considerare canzonette, e una trascrizione dell’Ave Maria di Schubert con un testo e un accompagnamento organistico sicuramente consoni al rito.
(N.B. : il "melodico" non è necessariamente antitetico al "sacro", e il sacro non è necessariamente "antimelodico", come il "polifonico" non è necessariamente antimelodico, perché la melodia è quasi sempre del primo coro o, meno evidenziata, dell’insieme delle voci stesse che portano avanti una melodia armonica.)
Altro esempio la Casa Musicale ECO, presso la quale don Sequeri ha pubblicato due bei canti per il giorno del matrimonio.
Per non parlare degli autori: sono stati interpellati gli autori che di solito producono musica sacra? O quelli che producono musica sacra sono solo quelli che stanno a Roma?
Per quel che ne so io, Gian Nicola Vessia (don Antonio lo conosce?) ha scritto due pezzi molto belli (a tre voci) per il Matrimonio.
E lo stesso vale per molti altri: Davide Tepasso, Guido Meregalli, Edio Sarini, Duilio Preti, don Vincenzo di Mauro, Mons. Filippo Strofaldi, Marina Valmaggi. Il lavoro dei compiplatori è fatto anche di ricerca, e ricerca a tappeto per poter conoscere ogni prodotto, fosse anche di un autore al momento sconosciuto.
Non me ne abbia don Antonio, ma "quel che ce vo’ ce vo’", dicono sempre a Roma.
Storicamente parlando il rito del matrimonio una volta era a se stante, ossia svincolato dalla S. Messa. Dopo il Concilio, tra le tante innovazioni – più o meno indovinate –fu conglobato nella S. Messa.
A questo punto don Antonio Parisi giustamente mette in evidenza che prevale la liturgia eucaristica, per cui i canti devono sottolineare ed esprimere i singoli momenti del rito eucaristico.
Ora, fortunatamente, si tende a tornare all’antico e cioè: Matrimonio al di fuori della Santa Messa, motivo per cui il discorso dei canti durante il Rito – che è un rito sacramentale a se stante, quindi non necessariamente legato alla liturgia eucaristica – dovrà essere considerato anche sotto questa eventualità.
A mio parere sarebbe giusto che ogni Sacramento – Battesimo o Matrimonio – abbia una sua propria configurazione e collocazione. Lo stesso vale per i funerali e le novene. Che cosa vuol dire conglobare nel rito eucaristico la tradizionale Novena dell’Immacolata, del Natale, alla Madonna nel mese di maggio e ottobre? In realtà perdono la loro fisionomia e catechesi molto importante, che è decisamente diversa dalla devozione e memoria eucaristica.
Quindi per ogni tipologia di liturgia o paraliturgia canti appropriati, e non canti multiuso.
Continuando con le osservazioni doverose, vorrei mettere qualche puntino sulle i:
A. - Il brano Dolce sentire, che faceva parte della colonna del film di F. Zeffirelli Fratello Sole, Sorella Luna, non proviene direttamente dalla musica leggera, bensì è un canto tratto dal Laudario di Cortona (1300), preso di sana pianta dal M° Ortolani che se lo è attribuito. In un contenzioso con la RCA infatti, Ortolani non ha vinto la causa perché gli esperti musicali hanno dimostrato che la melodia non era sua ma che proveniva per l’appunto dal Laudario di Cortona. Dolce sentire come testo poi, è l’ultima strofa aggiunta da Claudio Baglioni che si è così attribuite le altre due strofe, che sono invece notoriomente parole di S. Francesco (un paroliere di musica leggera anche lui?…)
Ma torniamo al testo dell’articolo.
B. - Con buona pace, o buona fede, di noi cristiani, il Cantico dei Cantici, "il libro nuziale per eccellenza" (a detta sua, Sig. Muolo), è in realtà tutto un intreccio di testi bellissimi composto con lo scopo di indurre una giovane fanciulla a diventare una delle tante "concubine" di Salomone.
Bella situazione, vero? E questi testi, purtroppo, vengono anche usati per parlare nientemeno che della Madonna, che San Luca definisce "Vergine e sposa" (non concubina) di un uomo chiamato Giuseppe. Un bel pasticcio!
C. - Procediamo con l’esame del suo articolo: il testo di S. Paolo (inserito nel ritornello dell’Offertorio). Perché il paroliere – già che c’era – non ha messo anche la prosecuzione del testo della lettera agli Efesini, qui di seguito riportata: "Le donne siano sottomesse ai loro mariti come al Signore, perché il marito è capo della donna come Cristo è capo della Chiesa, Egli, salvatore del corpo. Ora come la chiesa è sottoposta a Cristo, così le donne devono stare sottoposte in tutto ai loro mariti (Efes. 5,22 et eg.)".
N.B. A questo proposito va a ruba il manuale best seller di Lausa Doyle dal titolo "The Surrendered Wife", che insegna alle donne come diventare sottomesse. Può servire al caso.
D. - A proposito poi di musica religiosa, penso che la religiosità di un canto debba emergere dal suo contenuto letterario e musicale, a prescindere dal contesto in cui è stato posto, sia esso un’opera teatrale, una sinfonia, o addirittura un musical. Il fatto di essere cantato in chiesa o in teatro non costituisce di per sé la religiosità o meno di un brano. Trovo molta più religiosità ad esempio nell’Ave Maria dell’Otello di Verdi (testo e accompagnamento) che nello stesso Panis Angeliccus di Franck. Vorrei riportare perciò un episodio della vita di G. Verdi, estremamente significativo al riguardo, tratto da "L’umorismo di Giuseppe Verdi" (a cura di Stefano Varnavà)
Una mattina, nell’inverno del 1888, Verdi si trovava nella Chiesa dell’Annunziata, a Genova, per assistere alle nozze di una nipote del suo caro amico ingegnere De Amicis, suo amministratore e inseparabile amico. Durante il rito nuziale fu eseguita della musica molto dolce con accompagnamento di violini. Ad un certo momento una soprano iniziò un’Ave Maria dolcissima.
Verdi l’ascoltò ammirato e poi disse all’amico:
- Mi pare di conoscere quella musica!
Altro che conoscerla, esclamò De Amicis, l’hai fatta tu ed è l’Ave Maria dell’Otello!.
E ancora, perché altrettanto significativo, anche questo episodio, tratto dalla stessa raccolta :
Il Maestro Luigi Mancinelli fu il più fervido sostenitore della musica di Wagner. Nell’agosto del 1880 Wagner, venendo da Napoli per ritornare in Baviera, si era fermato a Perugia per salutare il Maestro Mancinelli. Questi, che stava concertando la Messa da Requiem di Verdi, invitò Wagner ad assistere alle prove. Ma questi si schernì dicendo:
- Ma la Messa da Requiem non è musica religiosa!
Il Maestro Mancinelli lo riferì un giorno a Verdi che sorrise e poi con tono deciso disse:
- Non è musica religiosa!! Ma che cosa si intende per tale musica? Quella noiosa e piatta dei tedeschi?
Intervenne la Signora Mancinelli:
- Maestro, perché quegli stranieri non trovano religiosa la Sua musica?
- Perché, rispose tranquillo Verdi, si confonde il genere noioso con quello religioso. Quale soggetto più passionale, nella Messa, del Credo, dove in poche righe ci descrivono la nascita, la vita, l’agonia, la morte e la resurrezione di un Dio? E secondo voi ci vorrebbe una musica mite? O peggio... noiosa?
Per chiudere, mi sembra interessante riportare anche questo articolo sulla musica cosiddetta "sacra", nel quale E. Berlioz dà un suo tagliente giudizio sul "mito" di Palestrina:



"Berlioz trova modo di inanellare qualche considerazione a proposito dello stato dell’arte vocale in Italia, e della musica sacra in genere. La pointe dell’ironia è dedicata al mito palestriniano e all’aura di perfezione musicale e mistica in cui è avvolta la vocalità sacra coltivata dalla celebre Cappella Sistina. Dice dunque Berlioz:"… quell‘armonia pura e calma immerge certamente in un fantasticare non privo di fascino. Ma questo fascino è insito nello stile, è proprio all’armonia stessa, non ne è causa certo il preteso genio dei compositori, se poi si possa mai dare il nome di compositori a dei musicisti che passan la vita a compilare delle successioni di accordi del genere di questa che fa parte degli Improperia di Palestrina (vedi illustrazione). In queste salmodie a quattro parti, ove melodia e ritmo non sono impiegati affatto, e delle quali l‘armonia si limita all'impiego degli accordi perfetti inframmezzati da qualche ritardo, si può pure ammettere che il gusto e una certa qual scienza abbiano guidato il musicista che le scrisse; ma il Genio! Via, stiamo scherzando! Inoltre, coloro che credono ancora sinceramente che Palestrina componesse a questo modo di proposito sui testi sacri, mosso solo dall’intenzione di avvicinarsi il più possibile a una pia idealità, s’ingannano stranamente. Senza dubbio essi non conoscono i suoi madrigali, le cui frivole e galanti parole sono da lui congiunte a un genere di musica del tutto simile a quella con la quale rivestiva le parole sacre (… ). Non sapeva fare altra musica, ecco la verità: ed era tanto lontano dall’inseguire un celeste ideale, che nei suoi scritti si ritrovano una montagna di quelle specie di logogrifi che i contrappuntisti che lo precedettero avevan messo in voga e di cui egli passa per essere stato l’ispirato antagonista (…) Ora, in che cosa queste difficoltà di contrappunto, per quanto abilmente superate le si supponga, contribuiscono all’espressione del sentimento religioso? In cosa questa prova di pazienza del tessitore di accordi annuncia in lui una semplice preoccupazione per il vero oggetto del suo lavoro? (H. Berlioz, Memorie, cit., pp. 449-450).
A risentirci
don Stefano Varnavà

lunedì, maggio 05, 2008

Escursione orchidologica a Capo Promontore








Meravigliosa giornata, quella di sabato 3 Maggio 2008.
Assieme ai miei genitori sono stato nel paradiso terrestre di Capo Promontore, Premantura Kamenjak, la punta della penisola istriana.
L'ambiente tipicamente mediterraneo fa si che questo posto sia un paradiso per noi orchidologi, e mio padre ha già appreso molte e molte cose sulle orchidee, degno padre di un pazzo orchidologo come me. La mamma ci mette la sua passione per l'osservazione della natura e dei posti incontaminati, dei panorami mozzafiato.
Poche le specie ritrovate, ma senz'altro bellissime, come Ophrys bertolonii, tra le mie piante preferite.
La concentrazione arrivava anche a 70 esemplari di 4 specie diverse per metro quadrato e un tale numero non era mai stato osservato da mio padre che, estasiato, paragonava con mia madre ciò che lui intende per "tante orchidee" al nostro paese e il "tante orchidee" di Promontore, dove non si riesce nemmeno a camminare dato il tappeto di Ophrys bombylliflora che ricopre molte zone.
Ecco alcuni assaggi.....
Ciao!