da Zoppola di tutto un po'

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lunedì, novembre 12, 2007

Epistola

In prosa volea cantar parole

Il genio mio, ma poi mi usciro

Questi versi. Amico caro

Da un anno o poco men ci conosciamo

E assai novelle avremo a raccontar

Pei piccoli figli nostri

(se mai natura accetti di donarli

a noi, e mai io credo).

Debbo dirti che tu sei

Tra color che a me s’avvicinaro

Dell’argentea medaglia il vincitore:

ti sorpassò l’angel sublime

che il cuore mi rapì

(or son quattro mesi);

e dietro ti sta la dolce

cara ch’accettò me tutto

al dì la del pregiudizio.

Debbo dirti grazie assai,

chè se a pugnar

non fossimo in campo scesi,

mai avrei creato

più dolci e carme supremo

(solo un altro fu si

amato da scriver lui

immortali versi,

che ancor tu non leggesti).

Debbo dirti che invidia

Provo per te e tua libertade,

che il tuo sogno d’amor

è tanto realizzato e bello

che tra de’ beati la rosa

ti pongo in cima e solo.

Perché si gran dolore il cor m’affligge?

Perché è il mondo sì crudel?

So che non son solo,

e spero: spero di vederti

un dì, felice e senza mali,

io con l’angel mio e tu col tuo,

e discorrer contenti ed allegri

in riva al mare, al chiaror della luna.

Ave atque vale, sempre Marci tui.